LA CONDIZIONE DELLA DONNA NEL MEDIOEVO (XI - XIII SECOLO)

Nel mondo medievale la donna era considerata un essere inferiore, cosa che era confermata e ribadita dalla Chiesa. Nel diritto canonico infatti, se fino a S. Tommaso la donna era stata "cosa necessaria all'uomo", con i Padri della Chiesa, essa divenne "la porta dell'Inferno". Fin dal suo ingresso nel mondo, la donna tardo medievale partiva svantaggiata. La nascita di una bambina era vista come una disgrazia, e provocava nei padri l'angoscia per la dote, che le avrebbero dovuto fornire. Accolta male, nutrita male e vestita peggio dei suoi fratelli, la sua vita era vista come votata a due sole attività: le cure casalinghe e la procreazione. L'educazione femminile era quasi totalmente trascurata e le ragazze vivevano sempre chiuse in casa, fatta eccezione per i momenti in cui accompagnavano la madre nella chiesa parrocchiale. Apparentemente timida e riservata, la ragazza medievale viveva tutta la sua vita in sudditanza, e questo valeva per qualsiasi ceto di appartenenza. E' certo che alcune donne più forti riuscivano a liberarsi, ma in generale la vita che conducevano era assai misera.

Matrimonio Giunte all'età giusta, se non erano inviate in convento, le ragazze venivano date in sposa ad un uomo prescelto dal loro genitore. Una volta sposate, uscivano dalla tutela paterna per passare a quella del coniuge e si spostavano a casa con il marito. Le più fortunate divenivano le padrone del focolare domestico, ma nella maggior parte dei casi si spostavano a casa dei suoceri, dove dovevano subire l'autorità della nuova famiglia, e dove potevano essere sorvegliate in assenza del marito. Bisogna notare anche che, mentre l'adulterio delle donne, o i rapporti prematrimoniali, erano puniti o con un'ammenda o, spesso, con la morte per fuoco, le donne sposate dovevano spesso convivere e tollerare la presenza di schiave, amanti del marito, e di figli bastardi. Le mogli potevano inoltre essere ripudiate per sterilità, ma potevano loro stesse divorziare se il marito non era in grado di dar loro dei figli, o se questi avesse dissipato la loro dote, bene inalienabile che doveva tornare interamente alla moglie dopo la morte del marito. Va inoltre notata una particolarità, se, come abbiamo detto l'adulterio era ferocemente punito, l'abbandono del tetto coniugale non prevedeva nessuna pena. In quei casi, i mariti si limitavano ad emettere un bando per invocare il ritorno della moglie, ma le donne non erano punite.

Vedovanza Alla morte del marito, salvo uno specifico testamento, le donne dovevano lasciare la casa e tornare a casa del padre. Dagli atti giuridici del tempo, risulta che a volte i figli obbligavano la madre a compilare un inventario delle cose portate via! Questi erano comunque dei casi limite, infatti la maggior parte delle volte, i mariti lasciavano alle loro mogli l'usufrutto della casa in cui queste potevano dirigere la famiglia, fino alla maggiore età dei figli maschi. Spesso la vedovanza permetteva alle donne di avere altre occasioni amorose, infatti queste potevano avere una nuova storia con altri uomini, solo dopo la scomparsa del marito.

Vita pubblica e il convento La vita pubblica delle donne medievali era assai limitata. Alle donne era vietato esprimersi in pubblico, tanto che, anche nelle cause legali, queste dovevano farsi rappresentare da un uomo, ossia dal padre, dal marito o dal parente maschio più vicino. Come abbiamo detto, le ragazze che non venivano date in moglie a nessuno, se non erano messe a servizio, venivano mandate nei conventi. Queste vocazioni forzate, spesso non erano gradite dalle giovani donne. Abbiamo testimonianze posteriori di suore scrittrici (Suor Maria Clemente Ruoti. Vissuta in un convento vicino Firenze tra il 1619? E il 1690, dimostrò subito delle grandi abilità come scrittrice di opere letterarie teatrali sfondo religioso, a causa del poco spezio dato alle donne letterate e men che meno alle suore, abbiamo pochi documenti che raccontano di lei e della sua produzione scritta), che si lamentano della vita del convento. Bisogna però dire che la clausura ha rappresentato, per lungo tempo, l'unica possibilità, per una donna, di accedere alla cultura. I conventi servivano anche da ricovero per le donne bisognose. A partire dagli inizi del XIII secolo, comparvero molte fondazioni di ordini e di monasteri per donne. Queste comunità femminili di religiose vivevano soprattutto grazie ai compensi ricavati dall'artigianato e dalla cura dei malati.

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