Romeo e Giulietta

Commento scritico all'opera

William Shakespeare

L'opera di Romeo e Giulietta è un opera di elevato spessore e grande importanza letteraria che tratta della difficile storia d'amore di due giovani amanti appartenenti a due distinte famiglie, tra loro rivali, di Verona.

L'opera fa parte del gruppo dei cosi detti drammi Veneti è completa il

tris con il mercante di Venezia e i due gentiluomini di Verona, Essa nasce inizialmente come commedia, essendo tale per buona parte della sua lunghezza, per poi diventare tragedia vista l'evoluzione che ha nel corso dei

capitoli e come conseguenza alla varie tragiche morti che si susseguono dall'atto III scena I – una pubblica piazza.

Tebaldo: Ebbene, la pace sia con voi, messere, ecco qua il mio uomo.

Mercuzio: Ma io mi farò impiccare, messere, se egli indossa la vostra livrea. Su, andate voi per primo sul terreno, ed egli sarà al vostro seguito: allora Vossignoria potrà chiamarlo in questo senso il suo uomo. Tebaldo: Romeo, l'amore che io ti porto, non mi sa porgere un'espressione migliore di questa: tu sei un vile. Romeo: Tebaldo, la ragione che io ho di amarti scusa parecchio la collera insita in codesto saluto. Io non sono un vile, perciò addio:

vedo che non mi conosci.

Tebaldo: Ragazzo, questo non potrà scusare l'onta che tu mi hai fatto, perciò voltati e tira fuori la spada. Romeo: Io dichiaro di non averti mai offeso, e ti voglio bene più di quello che tu non potrai comprendere, finché non saprai la ragione del bene che ti voglio: e questo, mio buon Capuleti (nome che io ho caro come il mio nome stesso), ti basti.

Mercuzio: O fredda, disonorante, ignobile sottomissione! Ah! la stoccata se la porterà via! (Tira fuori la spada)

Tebaldo, acchiappa- topi, vuoi fare una passeggiata? Tebaldo: Che cosa vuoi da me?

Mercuzio: Buon re dei gatti, nient'altro che una delle tue nove vite, con la quale è mia intenzione di prendermi qualche libertà: poi, secondo il modo con cui mi tratterai in seguito, penserò a picchiare di santa


ragione sulle altre otto. Vuoi prender per gli orecchi la tua spada e strapparla fuori dalla sua pelliccia? Fa' presto, che la mia non t'abbia a ronzare intorno agli orecchi, prima che la tua sia fuori.

Tebaldo: Sono a vostra disposizione. (Tirando fuori la spada)

Romeo: Caro Mercuzio, metti giù la tua spada. Mercuzio: Orsù, signore, la vostra botta. (Si battono)

Romeo: Benvolio, fuori la spada; abbassa con un colpo i loro ferri.

Signori, risparmiate, per vergogna, questo scandalo! Tebaldo, Mercuzio, il principe ha proibito assolutamente queste zuffe per le vie di Verona. Fermo, Tebaldo; e tu, mio buon Mercuzio... (Mercuzio è colpito. Escono Tebaldo e i suoi Partigiani)

I TEMI che qui vengono toccati e che si susseguono sono vari, da quello evidente dell'amore che si manifesta in diverso modo, a quello dei contrasti, fino alle allusioni sessuali ed alla morte.

Il tema dell'amore è quello che merita maggiore spazio. Esso è visto come :amore falso, amore cieco, amore non corrisposto, ma anche come pazzia, malattia, religione, amore vero, amore corrisposto, amore opposto al matrimonio o ancora come morte.

L'amore in quanto tale si manifesta attraverso vari stimoli: si può manifestare con la tristezza quando è nostalgico ed abbattuto, si può manifestare come ricerca della solitudine, come malattia o addirittura come pazzia o malinconia.

L'amore malinconico si manifesta subito nell'opera del Romeo e Giulietta e a pagina 30-31 vv 134 è evidente: << Montague Many a morning hath he there been seen…>>

Montecchi: Molte mattine è stato veduto là, che accrescevacon le sue lacrime la fresca rugiada del mattino, che aggiungeva nubi alle nubi coi suoi profondi sospiri; ma non appena il sole, che tutto rallegra, comincia nellepiù lontane plaghe d'oriente a tirare le fosche cortine del letto dell'Aurora, l'oppresso mio figlio, fuggendo la luce, corre a nascondersi in casa, si imprigiona nella sua camera, serra le finestre, chiude fuori la bella luce del giorno, e si fa una notte artificiale. Questo umor tetro gli sarà fatale, se qualche buon consiglio non riesce ad allontanarne la cagione.

Qui Montecchi nel suo discorso che fa descrive Romeo come un uomo affranto che, attraverso profondi sospiri << deep sight >>, pensa alla sua amata Rosaline del cui amore non è corrisposto: (pagina 32-33 e 34-35 vv 163-186)

atto I scena I

AMORE NON CORRISPOSTO

Benvolio: Buon mattino, cugino mio. Romeo: E' ancora così presto?

Benvolio: Son sonate le nove solo da poco.

Romeo: Ohimè! le ore tristi sembrano eterne. Era mio padre quello che se n'è andato di qua cosi in fretta? Benvolio: Sì, era lui. Quale afflizione fa così lunghe le ore di Romeo?

Romeo: Non aver quello il cui possesso le renderebbe brevi. Benvolio: Sei innamorato?

Romeo: Non sono...

Benvolio: Non sei innamorato?

Romeo: Non sono nelle grazie di colei che amo.

Benvolio: Ohimè, perché amore, il quale ha un aspetto così gentile, deve essere, alla prova, così tiranno e villano!

Romeo: Ohimè, perché amore, il quale è sempre bendato, deve vedere, senza gli occhi, i sentieri che menano al suo desiderio! Dove pranzeremo? Povero me! Che rissa c'è stata qui? Ma no, non importa che tu me lo dica, perché ho saputo tutto. Qui c'è un gran da fare con l'odio, ma più ancora con l'amore. O amore rissoso! O odio amoroso! O tutto creato dal nulla! O grave leggerezza! O vanità seria! Informe caos di leggiadre forme! Piuma di piombo! Raggiante fumo! Gelido fuoco! Inferma salute! Vigile sonno che non è ciò che è! Questo è l'amore che io sento, senza sentire amore in tutto questo! E tu non ridi?


L'amore però, è anche falso (pp 30-31) proprio come quello appena visto da Rosaline presentataci da Shakespeare come una donna stereotipata, una figura di donna che non appare mai, una donna totalmente assente sulla scena, assente soprattutto fisicamente che viene solo evocata come entità da Romeo che la desidera e la vuole ma lei è irraggiungibile ed intangibile ed è ammirata solo sul piano estetico e contemplativo, dunque siamo all'interno dello stilema petrarchesco in cui la donna è mero oggetto di culto.

Dal punto di vista del personaggio quello di Rosaline diciamo che è un personaggio che scorre via leggera e non appare mai, nessuno degli spettatori l'ha mai vista aggirarsi nella scena. Rosaline è una nipote dei Capuleti e sebbene silenziosa, infatti non apparendo mai non parla neanche mai, il suo ruolo è di una importanza centrale per l'intero dramma. Romeo è di lei che è pazzamente innamorato all'apertura dell'opera, ed a lei esprime tutto il suo rancore per non essere corrisposto. Quando Romeo vede per la prima volta Giulietta lo fa per cercare di dimenticare Rosaline, cosa che gli stessi amici gli suggeriscono di fare, ed il ballo a casa Capuleti costituirà una buona occasione per allontanare i suoi pensieri da Rosaline: (pag. 38-39 vv 228 e seguenti)

Benvolio Ascoltami, non pensare più a lei. Romeo Insegnami come posso non pensare più.

BenvolioLibera i tuoi occhi e guarda altre bellezze

RomeoQuesto sarebbe proprio il modo di ricordare ancora più la sua rara bellezza

………… (pag. 46-47 vv 80 e seguenti)

Benvolioalla festa che i Capuleti dànno per tradizione, troverai a cena la bella Rosalina, che tu ami tanto, e le più ammirate bellezze di Verona. Va' là, e con occhio imparziale confronta il suo viso con quello di altre fanciulle che ti indicherò, e vedrai che il tuo cigno è un corvo

…… I will make thee think thy swan a crow.

Gli studiosi generalmente confrontano la breve storia d'amore con Rosaline con quello seguente di Giulietta sebbene la poesia che Shakespeare scrive per la prima e meno ricca di quella per quest'ultima. Nonostante ciò però la prima esperienza d'amore di Romeo sarà determinante per la sua relazione con Giulietta.

L'amore è anche cieco, irrazionale ed incontrollato, molto istintivo (pag. 34 – 36)

Romeo Ahimè, perché Amore, anche bendato, deve vedere senza occhi il sentiero che lo guidi ai suoi desideri. ………

L'amore come pazzia invece si manifesta nei vv 46 – 51 pag. 106 – 107)

Mercuzio Certo quella pallida sgualdrina dal cuore duro, quella Rosalina lo tormenta fino a farlo diventare pazzo.

L'amore come malattia è evidente quando Benvolio nello stesso verso dice a Romeo: a desperate grief cures with another languish vv 49 pag. 44 cioè un amore disperato guarisce con un nuovo dolore;

l'amico Benvolio, in altre parole, per il bene di Romeo cerca di convincerlo, attraverso la teoria del chiodo scaccia chiodo, ad abbandonare l'amore per Rosaline per buttarsi alla ricerca di un altro amore.

Altra forma d'amore è quello religioso pag. 46 vv 91-96. Un amore diverso da quelli visti sopra, ma un amore più tale è l'amore vero vv 41-52 pag. 68-69. Qui l'amore vero è quello provato per Giulietta, vista come un corpo luminoso che appare a Romeo come miracolo


che si lascia avvicinare e toccare, un amore spinto dall'azione e non dalla contemplazione. Dunque evidentemente opposto per definizione, a quello falso di Rosaline.

L'amore vero porta quindi all'amore corrisposto Ora Romeo ama ed è ricambiato

(pag 78-79 vv 5).

Generalmente gli amanti godono di pochissimo tempo a loro disposizione per potersi vedere e parlare, per cui aguzzano l'ingegno per cercare di trovare la soluzione al problema della sofferenza; soluzione che trovano vedendosi ed alleviando così le loro pene con il piacere di stare insieme.

L'amore in Shakespeare viene anche visto in contrapposizione con il matrimonio (amore vs matrimonio). L'amore si nutre di attimi mentre il matrimonio ha bisogno di continuità e Romeo e Giulietta non possono coronare il loro sogno d'amore con un matrimonio classico e normale ma hanno bisogni di qualche cosa di più tant'è che alla fine si uniranno insieme per mezzo della morte che il congiungerà per sempre fermando quell'attimo di cui l'amore si nutre. Dunque nel caso del Romeo e Giulietta la morte "salverà" la coppia.

Il tema della morte, essendo una tragedia, è un tema che accompagna per intero tutta l'opera come molte altre opere shakespeariane ed è spesso accostato all'amore. Vediamo come ed in quali versi.

Nonostante, come si è detto, l'opera di Shakespeare inizi come una commedia, alla fine si evolve e cambia radicalmente in tragedia e segni evidenti di tale cambiamento si hanno quasi subito attraverso dei presagi di morte che sono tutt'altro che ben auguranti. Si inizia con l'atto I scena vv 106-113 pag. 64-65.

Romeo Troppo presto, temo; perché il mio cuore predice un triste avvenimento, ancora sospeso nelle stelle: questa notte, durante la festa, avrà un tremendo inizio, che alla vita inutile, chiusa nel mio petto, segnerà un limite con una vile morte violenta. Allegri compagni, andiamo! …

Si continua a pagina 68 quando Romeo dice ancora di Giulietta: Romeo Ma è bellezza di valore immenso che mai nessuno avrà.

I presagi di morte, dunque si susseguono e si alternano ai vari riferimenti di matrimonio come letto di morte e tomba e a pag. 76- vv136 << My grave is like to be my wedding bed>>, e con ciò ci si ricollega a quanto già detto riguardo al matrimonio che si nutre di più tempo mentre l'amore solo di attimi, spesso fuggenti.

Ancora un altro riferimento lo si coglie all'inizio dell'atto V scena I a pag. 226 vv 6 << Romeo Ho sognato la mia donna che veniva e mi trovava morto…>>, ancora un

annesimo riferimento lo troviamo a pag. 178 vv 55-56 Giulietta O mio Dio, ho nell'anima un triste presagio. Ti vedo, ora che sei giù, come un morto in fondo alla tomba. Forse non vedo bene, ma tu mi sembri pallido.

L'opera Shakespeariana del Romeo e Giulietta non si esaurisce così, ma è ricca di molti altri riferimenti, basti pensare alle varie figure retoriche che in essa ricorrono, come l'ossimoro a pag 68 << … snowy dove trooping with crows …>>, in cui candide colombe si oppongono ai neri corvi, o a pag. 100 in cui si oppongono vizi e virtù, veleno e medicina, grazie e rude volontà vv 21-28, o ancora a pag. 84 vv 1-5 in cui sole e luna rappresentano Luce ed ombra due opposti che esaltano l'amore.

La luce che, come gli occhi di Giulietta, splende ed illumina il cuore di Romeo e scaccia le tenebre. Il buio, di contro, è visto come "alleato" degli amanti che copre e protegge con il suo "mantello",


palese metafora della notte, così come metafora è quella usata a pag. 54 vv 79-94 in cui utilizza quella del libro per far parlare Donna Capuleti che, rivolgendosi a Giulietta, parlando di Paride dice:

<<Read o'er the volume of young Paris face, and find delight writ there…>>.

Tra i personaggi del dramma, oltre ai protagonisti, vorrei per un attimo soffermarmi sulla figura del Principe, un eminente pubblica autorità molto temuta e rispettata la cui funzione nell'opera è simile a quella tenuta dal coro nella tragedia greca, fungendo da memoria storica parlando e ricordando al pubblico cosa sta succedendo. Egli ha tre importanti apparizioni: una all'inizio (pag.28) una circa a metà (pag. 140-144) ed uno alla fine in cui ricorda e registra i fatti tentando di riporre "ordine al disordine" .

Altra figura di rilevante importanza è quella di Frate Lorenzo. Tipo sentenzioso che dispensa perle di saggezza e proverbi, protegge i due giovani amanti e ne favorisce l'amore clandestino. Egli ha un ruolo molto importante e molto di quello che accade passa quasi sempre da lui. Egli organizza le nozze segrete, la notte di nozze, ed è colui che dà la pozione a Giulietta organizzando l'incontro tra gli amanti suggerendo loro l'idea della morte apparente che avrebbe dovuto precedere la fuga a Mantova.

Giulietta, in quanto figura coprotagonista, è vista come luce ed antagonista di Rosaline dalla quale è opposta per vari aspetti: sia per il tipo di amore che ogn'una di loro rappresenta, sia per il fatto che Rosaline è stata definita come custode di un amore impossibile di stile petrarchesco in quanto intangibile non apparendo mai, contrariamente a Giulietta che è presente sulla scena per tutta la durata del dramma ed ha contatti anche fisici con Romeo, contatto che culminerà con un rapporto che si consumerà solo a livello metaforico (pag. 248-249 atto V scena III vv 169-170) quando Giulietta, affranta per la morte di Romeo prende il suo pugnale, (evidente simbolo fallico), con il quale si trafigge e muore e morendo si ricongiunge a lui fermando quell'attimo facendolo diventare quell'eternità, di cui l'amore come matrimonio avvenuto attraverso la morte, ha bisogno.

<< GiuliettaOh, caro pugnale! Questo è il tuo fodero! Riposa qui e fammi morire.

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